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il linguaggio di Shakespeare, un nuovo linguaggio

 

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William Shakespeare (1564 – 1616), è stato, senza dubbio, il più importante scrittore e drammaturgo inglese nella storia. Ancora oggi al centro di importanti studi e ritenuto un personaggio moderno e sempre contemporaneo. Della sua vita privata non si hanno molti dettagli, tanto da poter mettere in dubbio (in passato) anche la firma di alcune delle sue opere.

 

 

Il teatro inglese in quegli anni, parliamo di fini 1500 ed inizi 1600, era in pieno fermento e si contavano tre filoni principali delle opere teatrali: le tragedie, le commedie e le opere ispirate alla cronaca. È qui, in questo contesto, nel passaggio tra “medioevo” e “rinascimento”, fortemente influenzato dal pensiero dell’umanesimo troviamo le opere di Shakespeare: opere teatrali (drammi storici, commedie e tragedie) e opere poetiche e letterarie. I lavori di Shakespeare hanno avuto una forte influenza sul teatro e sulla letteratura successiva. Il linguaggio di Shakespeare: il suo modo di far parlare gli attori (sia nel linguaggio utilizzato sia per i contenuti retrospettivi), il suo modo di usare lo spazio scenico, il suo mettere al centro del racconto il personaggio con le sue paure e sentimenti rispetto alla storia rendono queste opere moderne e nuove sia all’ora che oggi.

 

 

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Shakespeare faceva del teatro un’arte “utile” portando sulla scena la vita contemporanea senza però circoscrivere nei dettagli la realtà in quanto troppo ampia e superiore per essere descritta, ma concentrando il lavoro sul “messaggio” che rimane agli spettatori a fine opera. La storia (intesa come cronaca degli eventi), a volte, passa da essere oggetto principale dell’opera a solo un “pretesto” per raccontare le vicissitudini e le personalità dei personaggi. I ruoli della trama e dei personaggi si mescolano, le storie si intrecciano pesantemente non con il ruolo del personaggio ma con la retrospettiva del personaggio. Shakespeare utilizza molti monologhi non solo per raccontare degli eventi (tecnica molto usata) ma per far conoscere allo spettatore la mente del personaggio, i suoi principi, le sue paure. Inserisce così, nelle sue opere, un aspetto di racconto anche psicologico dei personaggi. Basti pensare ad Amleto, principe di Danimarca che nei suoi monologhi (ad inizio opera) attribuisce lodi all’uomo come essere meraviglioso e superiore, ma allo stesso tempo lo descrive come una forma capace di atti vili e quindi non ammirata da lui.


Il personaggio di Amleto era indignato dalla società in cui, tutto insieme, si trova a vivere. Lo zio che uccide il fratello per il trono, la madre che troppo presto si risposa con il cognato, il tradimento dei suoi amici. Shakespeare costruisce questo personaggio con una grande rivalsa verso questa società, con la voglia di vendetta ma anche con la paura ed i dubbi di un uomo nel farla. L’essere o non essere, la certezza o l’incertezza, ben di più rispetto al racconto di una storia. Si può vedere la ricerca della giustizia che comunque alla fine dell’opera riallinea, tragicamente, quello che l’uomo vile era riuscito a fare. Shakespeare non racconta una storia, rappresenta una prospettiva in cui l’uomo analizza se stesso, ragiona e soffre. Si interroga su realtà più ampie, come il giusto e sulla propria natura. Concetti questi che si possono ritrovare anche nelle altre opere, a titolo di esempio citiamo un’altra tra le opere più conosciute: “Romeo e Giulietta”, dove gli stessi concetti (sdegno della società e senso di giustizia) vengono maggiormente focalizzati sul senso puro dell’amore. Altra conferma sull’importanza e ruolo del teatro per Shakespeare ci è indicata proprio da lui stesso all’interno di Amleto. Attraverso una rappresentazione teatrale (la famosa “trappola per topi”, una rappresentazione teatrale all’interno di un’opera teatrale), Amleto riesce ad avere conferma delle parole dello spettro del padre: suo zio assassinò il padre re per impadronirsi del trono. Scena chiave di tutta la storia. Ma leggendo le sue opere, si possono trovare conferme ovunque (“tutto il mondo è teatro, e tutti gli uomini e le donne semplicemente attori, hanno le loro uscite e le loro entrate, e una persona, nella sua vita, rappresenta molte parti” da “come vi piace”).

Globe TheatreShakespeare è stato innovativo anche per quanto riguarda la capacità di riscrivere il ruolo e le metodologie per la costruzione della scenografia. Creare illusione e allusioni, utilizzando oggetti in scena e non in scena. Famose, infatti, le sue rappresentazioni nel Globe Theatre in cui lo spettatore si mescolava all’attore e la scena diventava (non rappresentava) prima un posto, poi un altro ed un altro ancora senza alcuna modifica, così come un solo uomo poteva rappresentare un intero esercito. Shakespeare riesce a far arrivare lo spettatore dove neanche la più bella scenografia lo può portare solo attraverso il suo linguaggio. Mette in scena opere concentrate su temi a lui contemporanei ma raccontate con un linguaggio nuovo, attraverso un gioco di parole raffinato, con la ricerca di ossimori e figure retoriche (influenza dell’eufuismo), utilizzato per rappresentare il contrasto che vivono i personaggi nelle sue scene.

Possiamo riassumere quindi che Shakespeare utilizza un nuovo linguaggio verso gli spettatori, moderno ma nello stesso tempo contemporaneo.

Abbiamo visto quindi come testi, scenografia, retrospettiva dei personaggi, intrecci storici, tutti nuovi elementi che Shakespeare ha saputo utilizzare costruendo un nuovo linguaggio per il pubblico: il linguaggio di Shakespeare.

 

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